mercoledì 10 ottobre 2012

Telegraph to Lucretia #1

Non è facile studiare filosofia con una bambina di otto mesi in camera.

E' qua che saltella, ride, gioca da sola, gioca con me. Un piccolo fiore. Gemma-Germoglio, guanciotte di miele, glaucopide come Atena, allegra come il Cristo bambino dipinto sul sole da un graffitaro ubriaco dopo la festa dell'oratorio, forse una specie di Maria Maddalena, forse semplicemente lo spirito dei bambini che le ride dentro e non si ferma, non si ferma, non si ferma, finché c'è qualcuno che la ascolta, anche se non c'è.
Capelli morbidi, biondi e rossi come il fieno al tramonto, che si attorcigliano su se stessi, la chioma di un putto segreto del Bernini sciolta dalla sua prigione di marmo. Mani piccole che toccano tutto, tutto sentono, orecchie per ascoltare, che sentono tutto, che non sentono niente, che non hanno bisogno di capire, pelle di rosa, stretta gentile, un modo armonico disarmonico da una stanza e l'altra, e l'allegria si sposta come una folata di vento bianca e azzurra chiusa nel suo piccolo body rosa. Io a seguirla come una rondine col sud.
E qualcuno mi interrompa perché potrei continuare per sempre.
Non serve un bimbo per innamorarsi della vita, ma se c'è... se c'è succede due volte.

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